L’anno scolastico 1961/62 fu eccezionale per l’Istituto “Rapisardi”, perché vide la nascita del Comitato studentesco, del Giornale “Rapisardi Tribune” e, soprattutto, del “Rapisardi Show”.
L’articolo seguente, tratto dall’edizione speciale del “Rapisardi Tribune” uscita a Giugno, ce ne dà un resoconto.
Retrospettiva di un anno di attività (pdf, 33 KB)
(di Antonio Montagnino)
Di seguito sono pubblicate le testimonianze di Enzo Scarlata e Riccardo Nicosia, due ex alunni del Rapisardi.
Buon Compleanno Rapisardi (pdf, 85 KB)
(di Enzo Scarlata)
Il mitico Rapisardi Show (pdf, 36 KB)
(di Riccardo Nicosia)
Dal 1905 ad oggi si sono alternati nell’Istituto “M. Rapisardi” 18 presidi. Dal 1967 al 2009 si sono alternati 8 presidi nell’Istituo “L. da Vinci”. Di seguito si può consultare l’elenco dei loro nomi e dei periodi in cui hanno guidato gli Istituti.
Periodi | Presidi del “Mario Rapisardi” |
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1905 | Prof. Domenico Berardi (Preside pro-tempore in missione) |
1905 – 1911 | Prof. Luigi Dall’Oppio |
1911 – 1912 | Prof. Giuseppe Carapezza |
1912 – 1914 | Prof. Michele Coppola |
1914 – 1919 | Prof. Aniello Macciotta |
1919 – 1923 | Prof. Clemente Valacca |
1923 – 1936 | Prof. Giuseppe Carapezza |
1936 – 1945 | Prof. Gaetano Passalacqua |
1945 – 1947 | Prof. Nicolò Cesareo |
1947 – 1962 | Prof. Michele Fiscella |
1962 – 1963 | Prof. Armando Di Pasquale |
1963 – 1972 | Prof. Michele Gulino |
1972 – 1973 | Prof. Michele Savoja |
1973 – 1975 | Prof. Giuseppe Candura |
1975 – 1976 | Prof. Giuseppe Sanfilippo |
1976 – 1993 | Prof. Giuseppe Candura |
1993 – 2009 | Prof. Raimondo Rosario Giunta |
2009 – 2014 | Prof.ssa Rosaria Panzica |
2014 – oggi | Dott.ssa Santa Iacuzzo |
Periodi | Presidi del “Leonardo da Vinci” |
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1967 – 1969 | Prof. Vincenzo Russo |
1969 – 1971 | Prof. Michele Savoja |
1971 – 1972 | Prof. Giuseppe Candura |
1972 – 1973 | Prof. Giuseppe Castellana |
1973 – 1977 | Prof. Francesco Dolce |
1977 – 1978 | Prof. Salvatore Nocera |
1978 – 2004 | Prof. Michele Savoja |
2004 – 2009 | Prof.ssa Rosaria Panzica |
Come ogni storia che si rispetti, quella del “Rapisardi” comincia un po’ prima del suo atto ufficiale di nascita. Ne veniva auspicato l’impianto verso la fine dell’Ottocento e le prime pratiche iniziano ad essere avviate nel 1889.
Ci si rifaceva allo spirito e alla lettera della legge Casali e soprattutto del decreto del 30/10/1862 che espressamente stabiliva che si dovesse erigere un istituto tecnico nella città di Caltanissetta.
Per molto tempo il Governo ritenne che il funzionamento della sola Scuola Mineraria bastasse alle esigenze di formazione tecnica e professionale della nostra provincia.
La classe dirigente locale non si rassegnò a questa scelta e con un’azione insistente e decisa, in cui seppe coinvolgere tutte le forze politiche sociali e culturali della città, riuscì ad ottenere la fondazione dell’Istituto Tecnico.
Era una necessità, una questione di giustizia, un passo necessario per accompagnare lo sviluppo economico e la modernizzazione della società.
In questo senso e per questi motivi la nascita del “Rapisardi” appartiene a pieno titolo alla storia della città di Caltanissetta, che in questo modo portava a compimento il processo di costruzione di tutte le infrastrutture di una città capoluogo.
La seguente scheda è stata redatta dal Dirigente Scolastico prof. Raimondo R. Giunta nel 2005, in occasione della celebrazione del Centenario dalla nascita dell’Istituto, ed è stata integrata dai dirigenti scolastici prof. Michele Savoja e prof.ssa Rosara Panzica, dopo la fusione con l’ITG “Leonardo da Vinci”.
1905/06 Nei locali dell’ex convento di S. Francesco inizia l’attività scolastica del Regio Istituto Tecnico della provincia di Caltanissetta. Si articola nelle sezioni “Amministrativa”, “Commerciale”, “Agrimensura” e “Fisico-Matematica”. È frequentato da 87 alunni provenienti da diverse parti della Sicilia. Per l’iscrizione era necessario aver frequentato tre anni di scuola tecnica e aver superato un esame di ammissione. Gli studi terminavano con un esame di licenza che abilitava gli allievi della sezione Ragionieri e della sezione Agrimensura all’esercizio della professione; i licenziati dalla sezione Fisico-Matematica potevano iscriversi alle facoltà universitarie ad indirizzo scientifico.1907/08 L’Istituto chiede alla provincia di provvedere all’acquisto di un podere che serva da campo sperimentale per le esercitazioni della sezione Agrimensura. 1908/09L’onorevole Rosario Pasqualino Vassallo viene confermato dal Prefetto come componente della Giunta di Vigilanza, in rappresentanza del Governo. Nel 1914 ne diventerà il Presidente. Della Giunta di Vigilanza dell’Istituto hanno fatto parte personalità di grande rilievo della Caltanissetta di quegli anni come il prof. Dott. V. Salvati, l’avv. Amato Cotogno, il dott. O. Salamone, l’avv. G. Scarlata, l’avv. M. Maienza, l’avv. V. Vizzini, l’ing. Giacomo Fiacchi, l’avv. Calamita, il Cav. Randone (padre dell’attore Salvo Randone), il dott. P. Trobia.Il Ministro della Pubblica Istruzione autorizza un corso libero di Merceologia e Chimica industriale.1909/10 L’istituto accoglie alunni del Messinese, sfollati dopo il terremoto, e chiede al Ministero per loro l’esonero delle tasse.1912/13 In data 31/01/1912 la Giunta di Vigilanza comunica al sindaco di Catania di avere intitolato l’istituto a M. Rapisardi, deceduto da pochi giorni. Si comincia ad usare quasi subito carta debitamente intestata. 1915/16 1919/20 1920/21 1923/24 1924/25 1926/27 1927/28 1928/29 1929/30 1930/31 1931/32 1935/36 1945/46 1961/62 1966/67 |
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1967/68 L’Istituto Tecnico si divide: nasce l’Istituto Tecnico Commerciale “Mario Rapisardi”. L’Istituto occupa il corpo centrale e l’ala nord del nuovo edificio, con ingresso dal Viale Regina Margherita.1969/70 L’Istituto ottiene l’autonomia amministrativa (DPR N. 922 del 10/06/1969) che potrà essere esercitata solo a partire dal 01/01/1971. A Mussomeli si apre con n. 9 insegnanti la sede succursale, che diventerà autonoma nel 1979 (ultima riunione congiunta 31 Agosto 1979).1971/72 Si insedia il Collegio dei Revisori. L’Istituto con la succursale di Mussomeli è frequentato da 1112 alunni.1975/76 Dopo le prime elezioni degli organi collegiali si costituisce il 1° Consiglio d’Istituto (D.P.R. 416/74). 1984/85 1988/89 1989/90 1994/95 1996/97 1998/99 2000/01 2001/02 2002/03 2003/04 2005/06 2002/03 – 2003/04 2003/04 2005/06 2007/08 |
1967/68 L’Istituto Tecnico si divide: nasce l’Istituto Tecnico per Geometri. Il nuovo Istituto, con 457 alunni e 16 classi, occupa l’ala sud del nuovo edificio di Viale Regina Margherita, con ingresso dalla Via Cairoli. L’Istituto acquista l’autonomia amministrativa il 01/10/1967; la gestione è affidata al Commissario Straordinario Arch. Gaetano Averna.1968/69 L’Istituto viene intitolato “Leonardo da Vinci” e viene nominato il Consiglio di Amministrazione composto dall’Ing. Antonio Turchio, dal Dott. Vincenzo Bruno, dall’Ing. Alberto Malavasi, dal Prof. Luigi La Verde e dal Preside.1969/70 L’Istituto apre a Mussomeli, con 78 alunni e 4 classi, la sede succursale che diventerà autonoma nel 1979/80. Il Consiglio di Amministrazione approva un complesso piano di acquisti, elaborato dai docenti, con finanziamento regionale, per creare attrezzature per le aule speciali.1970/72 L’Istituto organizza corsi di perfezionamento per diplomati geometri su tematiche professionali. 1972/73 1981/82 Dal 1981/82 al 2008/2009 1985/86 1989/90 1990/91 1992/93 Dal 1994/95 al 1998/99 1996/97 1997/98 Dal 1997/98 al 2003/04 1998/99 1999/2000 2000/01 Dal 2000/01 al 2003/04 Anni 2004/06 Anno 2006/07 Anno 2007/09 |
2009/10 In seguito al dimensionamento attuato dalla Rete Provinciale, l’Istituto Tecnico Commerciale “Mario Rapisardi” si è riunito con l’Istituto Tecnico per Geometri “Leonardo Da Vinci”, divenendo Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “Mario Rapisardi”. A seguito del pensionamento del Dirigente Scolastico Prof. Raimondo R. Giunta, la dirigenza è assunta dalla Prof.ssa Rosaria Panzica. |
Mario Rapisarda (cambiò il cognome in Rapisardi, in omaggio a uno dei suoi autori preferiti, Leopardi) nacque a Catania il 25 febbraio 1844.
Studiò dai Gesuiti e, oltre ad amare la letteratura e la storia, suonava discretamente il violino e coltivava la pittura.
Nel ’59 esordiva con l’Ode a Sant’Agata, vergine e martire catanese. Lettore appassionato di Alfieri, Monti, Foscolo, Leopardi e di vari autori risorgimentali, scrisse, ancora adolescente, un Inno di guerra agli Italiani e l’incompiuto poemetto Dione, nella cui prefazione esalta le battaglie di Solferino, Palestro e Magenta, partecipando così all’atmosfera politica di quei mesi, che pose fine alla monarchia borbonica.
Per accontentare il padre, frequenta un corso di giurisprudenza, ma non giungerà a laurearsi. Invece lo interessa moltissimo lo studio dei classici greci e latini, che gli suggeriscono le prime traduzioni, le ricerche filologiche e filosofiche di carattere positivistico. Frutto di questo periodo formativo il poemetto Fausta e Crispo e i Canti.
Nel ’65 parte per Firenze, allora capitale del Regno, per il centenario della nascita di Dante e qui, in un clima acceso da fermenti mazziniani e repubblicani, stringe amicizia coi poeti Dall’Ongaro, Prati, Aleardi, Fusinato, Maffei, col dotto Pietro Fanfani, con l’orientalista De Gubernatis e con altri importanti artisti e intellettuali.
Nel ’68 pubblica il suo primo poema, La Palingenesi, dove condanna la corruzione del clero e difende l’azione moralizzatrice di Lutero, prospettando col connubio arte-scienza il ritorno del cristianesimo alla purezza originaria; da allora venne soprannominato “il Vate”.
Il poema così esordisce:
“Sia principio da te, luce inconsumata
di verità: coeva a Dio tu splendi
per la notte dei tempi”
Il successo dell’opera echeggia anche all’estero (Victor Hugo è tra i più significativi estimatori), mentre il municipio di Catania assegna all’autore una medaglia d’oro e il ministro Correnti lo chiama a insegnare letteratura italiana nell’ateneo catanese.
Nel ’72 escono i versi de Le Ricordanze che, pur nei limiti dell’imitazione leopardiana, rivelano una genuina vena intimista. Uno studio critico su Catullo gli vale nel ’75 la nomina a professore straordinario di Letteratura italiana e l’incarico di Letteratura latina all’Università di Catania.
Già da qualche anno il poeta è dedito alla stesura del suo secondo poema, il Lucifero, ispirato dalla crisi di ateismo che colse il poeta e dalle Guerre de Dieux del Parny, ma anche da Milton e dal carducciano Inno a Satana. Il poema, in 15 canti, quasi 10.000 versi, resta l’espressione più significativa della poesia italiana d’indirizzo positivista.
Esordisce così il poema:
“Dio tacea da gran tempo. Ai consueti
balli moveano in ciel gli astri, e con dura
infallibile norma albe ed occasi
il monotono Sol dava a la terra”
Lucifero è l’Eroe, che, non ascoltando gli ammonimenti di Prometeo, sale sulla Terra per incarnarsi e dare salute all’uomo e morte a Dio. Per il Lucifero l’arcivescovo di Catania ordinò, pare, un autodafé del libro. Insignito del titolo di Cavaliere della Corona d’Italia (per aver celebrato, nell’XI canto del poema, le guerre d’indipendenza e l’ossario di Solferino) e nominato professore ordinario di Letteratura italiana e latina dal ministro della Pubblica Istruzione Francesco De Sanctis, che lo stimava, Rapisardi pubblica nell’83 i versi sociali (e sarcastici) di Giustizia, che trovarono vasti consensi (suo epicentro sta nel Canto dei mietitori). Quest’opera nel 1924 sarà addirittura proibita dalla politica fascista.
Nell’84 usciva il poema Giobbe, altro lungo poema, canta il duro cammino dell’umanità infelice (simboleggiata dall’eroe biblico) che è il suo capolavoro. I distici dove il personaggio grida a Dio la sua disperazione (libro III della parte I) toccano altezze forse ineguagliate nella poesia italiano del secondo Ottocento.
Nell’87 dà alle stampe le splendide Poesie religiose, forse il suo vertice lirico, cui seguono i cesellati Poemetti (’92) e gli Epigrammi (’97), nonché delle impegnative traduzioni di opere di Catullo, Shelley e Orazio, anche se la cosa più importante resta la traduzione e lo studio critico del poema La natura di Lucrezio (’79).
Nel ’94 pubblica il suo quarto e ultimo poema, L’Atlantide, dove, ispirandosi ai Paralipomeni del Leopardi, disegna nelle vicissitudini del poeta Esperio la società italiana lasciva e inetta, additando nella corruzione il principio dei mali. Nel mentre disprezza la borghesia, canta le figure di Newton, Darwin, Pisacane, Marx, Cafiero e altri grandi della storia universale. Denuncia con lucidità e coraggio la criminale politica del governo Crispi (vedi la repressione dei “fasci siciliani”), nella prefazione a Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause (’94) e nel dialogo Leone (’95), che spiegano le feroci repressioni dei moti contadini e operai, nonché nel pamphlet Africa orrenda (’96) e in alcune poesie, avverse al truculento colonialismo. Con caricature o versi siciliani, metteva in berlina amici o chi non gli andava a genio.
Negli ultimi anni si chiude in un silenzio ostinato, indifferente agli onori dei concittadini, che superano di gran lunga quelli tributati a Verga, De Roberto, Capuana… Non lo toccano neppure le critiche di molti studiosi (specialmente il Croce), anche se tra le sue carte si sono trovati feroci epigrammi a gran parte dei letterati dell’epoca: Fogazzaro, Croce, Pascoli, Carducci, D’Annunzio.
Egli muore nel 1912 a Catania: al suo funerale parteciparono oltre 150.000 persone, con rappresentanze ufficiali che giunsero addirittura da Tunisi. Catania tenne il lutto per tre giorni. Nonostante questo, a causa del veto opposto dalle autorità ecclesiastiche, la sua salma rimase insepolta per quasi dieci anni in un magazzino del cimitero comunale.